Storytelling:  perché dovresti raccontare storie sulla tua azienda

Raccontare storie per comunicare e trasmettere messaggi al tuo pubblico: è questa la chiave alla base dello storytelling, tecnica di scrittura tanto amata dagli esperti della comunicazione. Ma perchè funziona così bene? 

Aumentare le visite al sito, condividere valori, filosofia e identità del tuo marchio, rafforzare la percezione positiva che il pubblico ha del prodotto o servizio che offri e, infine, incrementare le vendite: questi sono solo alcuni dei traguardi che è possibile raggiungere grazie a contenuti storytelling strutturati correttamente. 

Analizziamo insieme l’esempio in foto. A destra abbiamo una foto puramente pubblicitaria che, senza dubbio, ci mostra la bellezza e l’incredibile presenza scenica dell’auto. Ma, oltre a questo, cosa ci lascia davvero questa foto? Guardiamo ora la foto a sinistra: nient’altro che un momento di pura quotidianità, in grado però di raccontarci un momento di vita quotidiana all’interno dell’azienda, riuscendo a trasmetterne la trasparenza e l’umanità. 

Quali sono quindi le caratteristiche di uno storytelling efficace? 

  • Interest: deve suscitare interesse nell’interlocutore.
  • Instruct: deve lasciare qualcosa all’interlocutore, può essere un messaggio, un insegnamento. Alla fine della storia la persona deve sapere qualcosa in più rispetto all’inizio. 
  • Involve: deve coinvolgere i lettori anche attraverso le parole sensoriali, che stimolino i cinque sensi delle persone. 
  • Inspire: deve ispirare, spingere le persone a compiere l’azione che vogliamo attraverso una call to action vincente, ovvero un invito all’azione.

Sì, ma quindi come realizzo un contenuto storytelling davvero efficace?  

Esistono tantissime modalità per realizzare contenuti su misura per la tua attività, per esempio: raccontare aneddoti curiosi capaci di avvicinarti emotivamente ai tuoi clienti, mostrare i volti delle persone che stanno dietro l’azienda, usare la “social proof” (la riprova sociale) con testimonianze e recensioni di persone comuni che già hanno avuto a che fare con la tua realtà imprenditoriale. . 

Questi sono solo alcuni spunti dai quali puoi attingere per rendere unici e vincenti i tuoi contenuti storytelling. Non dimenticarti di personalizzare i tuoi contenuti rispettando l’archetipo che rispecchia la tua attività. 

Per approfondire questo argomento leggi il nostro articolo oppure contattaci e ti guideremo nella scelta della strategia di marketing più giusta per la tua azienda. 

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Reel, foto, storie o dirette, un formato per ogni scopo: sai qual è quello giusto per i tuoi contenuti?

Veicolare un contenuto sui social può sembrare facile, un clic e via: tutto ciò è perfetto se il fine è quello di mostrare le vacanze estive ai tuoi amici e parenti. Se però l’obiettivo è quello di far crescere la tua azienda/brand ecco che le azioni da mettere in campo non sono più così scontate.

Il mondo social ci offre diverse modalità con cui veicolare il nostro messaggio, proporre un servizio, vendere un prodotto, raccontare la nostra storia aziendale: reel, foto e caroselli, dirette, storie. Ogni formato ha una funzione specifica che è adatta a comunicare in modo diverso ciò che si vuole trasmettere all’utente. L’essenziale è scegliere il formato giusto per raggiungere il nostro obiettivo. 

Vediamoli insieme.

Storie: utilizzate per reputazione, conversione e conversazione, sono un ottimo strumento per comunicare informazioni giornaliere, interagire con i propri follower e proporre sondaggi e attività che li coinvolgono nell’immediato. La loro durata è di 24 ore e hanno una durata massima di 15 secondi.

Reel: si tratta di mini video utili per ottenere visibilità, autenticità e crescita del profilo permettendo di raggiungere quante più persone possibili. Fondamentali per tematiche educative, di intrattenimento e informazione, consentono di rendere i tuoi contenuti virali, soprattutto se si utilizzano audio in trend.

Foto/caroselli: le singole immagini pubblicate come post servono per un contenuto di impatto visivo, per ottenere copertura e veicolare informazioni di rapido utilizzo. Sono le foto stesse a descrivere chi 

sei, cosa ti piace, cosa è importante per te e il tuo brand: per questo motivo è essenziale rivolgersi a un professionista che racconterà nel migliore dei modi e in target con la strategia comunicativa scelta, la tua azienda/brand. Il carosello è un post formato da un insieme di foto (max 10) il cui scopo è la crescita del profilo, l’informazione e la trasmissione di competenze.

Dirette: sono contenuti video pubblicati in live (con la possibilità di essere salvati nelle storie in evidenza) che hanno come obiettivo la credibilità, la conversazione con la tua community e l’autenticità.

Ora che conosciamo tutti i formati che i social ci mettono a disposizione, come decidere quale funziona di più? Vi sveliamo un segreto: reel, storie, dirette, foto e caroselli sono tutti allo stesso livello, quello che li differenzia è il loro scopo. Sarà una buona strategia editoriale a fare la vera differenza, aiutandovi a scegliere perché e in che occasione utilizzare l’uno o l’altro formato.

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Lo sapevate? Perché gli influencer guadagnano tanto? Scopriamolo insieme

Con l’esplosione dell’uso dei social e il loro sempre più massivo utilizzo da parte delle aziende è nata, piano piano, una nuova professione chiamata Influencer.

Ma chi è e cosa fa davvero questa figura? L’Influencer altro non è che una persona in grado di influenzare le opinioni e le scelte altrui.

Ognuno di noi potrebbe in realtà essere un influencer: suggerisci ai tuoi amici locali e ristoranti in cui ti sei trovato bene? Prodotti di make up, abbigliamento, smartphone, accessori di cui non puoi fare a meno? E quando lo fai, capita che i tuoi amici seguano il tuo consiglio e acquistino proprio quel prodotto o vadano in quel locale? 

BENE! Sappi che hai influenzato queste persone a fare un acquisto o un’esperienza!

Ma quindi cosa differenzia te da un influencer? Semplicemente che l’influencer ha fatto di questa azione un vero e proprio lavoro. Infatti, ha imparato a utilizzare questi consigli da dispensare come una vera e propria operazione di Marketing non autoreferenziale.

Ma cosa significa?

Grazie alla sua presenza sui social e con un grande lavoro dietro, l’influencer nel tempo ha creato una sua community, ossia un gruppo, grande o piccolo, di persone che si sono affezionate a lui/lei, persone curiose di sapere cosa fa, dove va e cosa compra. Persone che si fidano di lui/lei.

Grazie a questa fiducia che si è instaurata, l’influencer ha la capacità di “influenzare” le scelte della sua community. 

Questo tipo di “pubblicità” si definisce non autoreferenziale, perché non è il ristorante, lo chef o la stilista che ti dice “il mio piatto è buonissimo” o “questo abito è stupendo”: nella testa del follower è come se quel suggerimento glielo avesse dato realmente un suo amico o una persona a cui si affida totalmente. Per questo sarà molto più propenso all’acquisto. 

Con il tempo le aziende si sono e si stanno rendendo conto del grande potere che questa figura porta nelle vendite e affidano i propri prodotti e servizi agli influencer più adatti al proprio brand.

E’ importante sapere però che l’influencer non fa magie: questa azione di marketing deve essere messa in atto solo se stiamo vendendo un prodotto o servizio davvero di “valore”, che non sia economico, ma che porti un reale beneficio all’utente che lo acquista. E’ necessaria una selezione accuratissima per scegliere l’influencer adatto alla propria azienda, individuando il pubblico al quale vogliamo rivolgerci e capendo se gli “argomenti che tratta” siano inerenti al nostro brand. 

Per questo, è sempre bene affidarsi a professionisti del settore.

Ma facciamo un esempio per capirci meglio.

A chi pensi se ti chiedo il nome di una Influencer che conosci? Quasi sicuramente il primo nome che ti salterà in mente è quello di Chiara Ferragni. La maggior parte di noi dirà “ma non è lavorare quello”. Ma tu sapevi che Chiara Ferragni, con oltre 16 milioni di Follower su IG, è stata protagonista di diversi casi studio ad Harward, nominata fashion influencer n 1 al mondo da Forbes, è Ambassador dei migliori marchi di lusso e con il suo blog “The Blond salad” e il suo brand fattura, solo da questi ultimi, 22 milioni di euro?

Tutto questo perché negli anni è stata capace di sfruttare le sue capacità imprenditoriali e di Influencer nutrendo con indubbia professionalità la sua grande community.

In sintesi, è ormai chiaro come il rapporto con i follower sia fondamentale per questa nuova professione digitale.

Ruolo da non confondere con quello dei giornalisti e della stampa specializzata: ad ognuno le sue capacità. Ma ciò non esclude che queste figure possano fare grandi cose e perché no, collaborare!Seguici per altri approfondimenti o contatta uno specialista del nostro team per avere una consulenza

Il growth hacking e l’eterna domanda: meglio 10mila Deborah Begliocchioni oggi o 500 veri amici domani? Scoprilo con noi

Hai un’attività e decidi di aprire dei profili social. Sei consapevole di non essere nessuno senza le tue pagine, ma ahimè, hai ancora pochi follower e nessuno apprezza i tuoi contenuti. Accedi a Facebook e toh! Ecco la soluzione! Ma sul serio? 10.000 follower in un mese? Dove devo firmare? 

Ti svegli la mattina dopo e vedi, con immensa soddisfazione che Mario Rossi, Samantah Grandiocchioni, Son Ye-jin , Park Bo-young Park Min-young, Kim Go-eun, Bensu Soral, Can Yaman, Cansu Dere, Elçin Sangu hanno iniziato a seguirti. Wow che emozione, ti dici! E gioisci pensando a queste persone che hanno scelto te, proprio te, sei davvero popolare, mamma mia. 

Finalmente qualcuno apprezza ciò che fai. E poi, quando le altre persone vedranno il gran numero di follower che hai, penseranno che tu sia veramente affidabile! “Non ho sprecato i miei soldi”, ti dici.

Ora, non per essere demotivanti, ma fermati un attimo, abbandona il compiacimento e poniti 3, anzi, 4 domande:

1. Queste persone prenoteranno un pranzo da te domani? Taglieranno i capelli da te? Ti chiameranno per ristrutturare la loro casa? 

2.  Credi che un utente potenzialmente in target sarebbe incoraggiato a seguirti vedendo decine di utenti chiaramente fake nella tua lista?

3. Questi follower contribuiranno a creare una community di qualità e a rendere l’interazione ricca e costruttiva?

4. Questi follower apprezzeranno e condivideranno le tue stories e i tuoi post contribuendo a veicolare i tuoi valori?

Se la risposta è no anche a solo una di queste domande, non stai crescendo bene. 

Sii leale con te stesso e fai una scelta: meglio il compiacimento effimero di 10.000 follower per far numero o il misurato piacere di fare la conoscenza con 500 follower reali? Il consiglio di oggi è questo: se il tuo obiettivo è far sì che la tua realtà esprima al 100% le proprie potenzialità e il proprio valore non affidarti a chi promette grandi numeri in poco tempo.

Il growth hacking è un percorso graduale, lento e profondo di conoscenza e sperimentazione, fatto di test e piccole attenzioni, fatto di affinità e affetto a pelle, fatto di analisi preventive e indagini. 

Solo affidandoti alla serietà di un professionista che non promette fumo ma ti aiuta a raggiungere obiettivi concreti e costante analisi potrai contare, in pochi mesi, di una community non solo nutrita quantitativamente, ma soprattutto di qualità. Una community fatta di follower che diventeranno commentatori, commentatori che diventeranno portavoce dei tuoi valori, potenziali clienti che ti chiederanno un preventivo e che un giorno varcheranno la soglia della tua azienda. 

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Il fotografo professionista: una risorsa insostituibile per una comunicazione vincente

Basta veramente avere una buona macchina fotografica o un buon telefono cellulare per definirsi fotografi? La risposta ovviamente è no.

Le foto del cugino con l’iPhone o gli scatti di un professionista: quale prodotto scegliere per l’immagine del tuo brand? Oggi abbiamo tutti accesso alle migliori tecnologie ma, come in un percorso à rebours nella  storia, quel che crea valore sono nuovamente la capacità, l’esperienza e 

la competenza.

Il fotografo è la figura professionale imprescindibile per la creazione di un progetto di branding, quando per branding si intende l’insieme delle modalità attraverso le quali un marchio si differenzia dagli altri attraverso la propria personalità.

Un buon servizio fotografico dunque è importantissimo per distinguersi dai competitor e per creare o sottolineare la propria brand identity. Un lavoro di qualità in questo senso riesce ad attirare su di sé nuovi e potenziali clienti ma anche arricchire la comunicazione con quelli già esistenti.

Oggi insomma bisogna mostrarsi e le foto rappresentano il presente e il futuro del marketing. Ma quando è il momento di pensare a un servizio fotografico professionale di branding? Ci sono diversi casi:

  • Lancio di una nuova attività
  • Presentazione di un nuovo prodotto/servizio
  • Introduzione di nuove partnership\collaborazioni

Se poi il materiale con cui ti sei mostrato finora non ti rappresenta più o vuoi semplicemente cambiare la tua immagine quello che serve è il re-branding, col fine di attualizzare l’identità del tuo brand/azienda.

Con l’ingresso della fotografia digitale, il ruolo del fotografo per le aziende ha avuto una dura flessione, facendo credere che le tecniche utilizzate dai professionisti fossero alla portata di tutti. Nel tempo però, dopo che il mondo 2.0 si è saturato di immagini create da inesperti è emersa nettamente la distanza tra la competenza e l’improvvisazione: l’una crea valore, l’altra no.

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Scrivi, emoziona, vendi: scopri le strategie del copywriting orientato alla vendita

Sapevi che puoi trasformare i tuoi follower in clienti? 

Sono tante le attività che al giorno d’oggi possiedono una pagina social attiva, ma sono davvero poche quelle che riescono a gestire il loro profilo social in modo efficace, trasformando i follower in veri e propri clienti. 

Creare contenuti capaci di guidare l’utente lungo un percorso di acquisto, che inizia nel tuo profilo social e termina direttamente nel tuo negozio o e-commerce, non è semplice. 

E allora, come si fa? 

Scrivere un testo orientato alla vendita significa unire creatività, persuasione, informazione ed emozione. Significa saper utilizzare il modello AIDA per catturare l’attenzione del lettore entro 0.2 secondi. Significa suscitare nel lettore emozioni che lo portano a soffermarsi sul testo e compiere un’azione. 

Le alternative per mettere in campo un buon testo orientato alla vendita sono davvero tante. 

Per esempio: 

  • Scrivi in modo semplice, conciso e scorrevole, in poche parole “vai dritto al punto”. Ricorda: gli utenti non leggono i “muri di testo”. 
  • Trasmetti positività, struttura frasi in forma positiva. Ricorda: alle persone non piace sentirsi turbati o dubbiosi.  
  • Botta e risposta, chiediti quali sono le domande più frequenti che i tuoi clienti si fanno per i tuoi prodotti e servizi e dai una risposta. Ricorda: le persone vogliono 
  • Cerca i punti in comune tra te e i tuoi clienti e parlane. Ricorda: le persone si fidano e si legano emotivamente ad un brand quando si rispecchiano nei suoi valori. 
  • Sii curioso, chiedi pareri, consigli, opinioni, nutri un dialogo costante e reciproco con i tuoi utenti, Ricorda: le persone si sentono amate quando si sentono coinvolte, impara a conoscere i tuoi clienti. 
  • Sii umano, usa parole sensoriali per ispirare gli utenti e evocare delle emozioni. 

In poche parole, ciò che dobbiamo sempre tenere a mente è che dietro ogni utente c’è una persona con emozioni e sentimenti. La fiducia, la paura, il senso di appartenenza, la mancanza di tempo e la gratificazione immediata, i valori: sono queste le leve emozionali del marketing che, se usate correttamente nella scrittura del nostro post, possono trasformare i tuoi follower in clienti attivi. 

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Mai più senza il Community Manager: ecco chi è l’amico dei tuoi follower

Pubblicate un post e in tanti lo commentano: c’è chi si appassiona a ciò che avete scritto e si lascia andare a cuori e stelline, c’è il “tuttologo” che sostiene di saperne più di voi, oppure “il polemico” che pone quesiti e interrogativi di ogni sorta.

Chi deve occuparsi di rispondere ed eventualmente moderare i commenti in questi e altri casi? Oggi vi presentiamo la figura del community manager, colui che può moderare la conversazione, rispondere alle domande e anche comprendere eventuali elementi critici, proteggendo e migliorando la reputazione del cliente. 

L’attività che sta dietro questa figura professionale è il Community Management, l’insieme delle operazioni che si occupano della gestione di una web community legata a un brand, azienda, ente, associazione. Con lo scopo di costruire e rafforzare la brand reputation.

Attorno a un marchio/azienda si può costruire ormai una community, un piccolo mondo nel quale le persone dialogano tra loro. L’interazione con gli utenti e/o clienti è essenziale per creare engagement, fornire informazioni corrette sui prodotti e/o servizi forniti e ricevere feedback utili per aiutare sia l’azienda sia il pubblico. L’intervento di una figura professionale in questo “piccolo mondo” è essenziale: il community manager rappresenta il volto dell’azienda/brand e il riferimento per parlare con la clientela/utenti, moderando e utilizzando un preciso tone of voice.

Volete sapere perché, anche per voi, un professionista del community management fa la differenza? 

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Hashtag, hashtag ovunque! Non solo sui social ma anche in tv, ecco gli # che ti mettono in connessione

Hashtag è una parola inglese composta da hash, uno dei tanti termini che indicano il simbolo # (in italiano cancelletto), e tag, ‘etichetta’, ‘marcatore’. 

Hashtag: li vediamo ovunque ormai, ma cosa sono davvero? Vi spieghiamo noi cosa sono e come usarli al meglio.

Hashtag: li vediamo ovunque ormai, ma cosa sono davvero? Per definizione, gli hashtag sono etichette generiche che associano le parole chiave ai contenuti pubblicati sui social media. La loro funzione, quindi, è quella di raggruppare contenuti in base “all’etichetta” e cioè al contenuto.

Lo scopo degli hashtag è quello di fare in modo che i contenuti siano visti da più persone possibili potenzialmente in target, ossia utenti davvero interessati.

Anche la tv (tra reality e programmi musicali) ha da qualche tempo iniziato a sfruttarli per

  • Creare conversazione
  • Incoraggiare la visione
  • Incoraggiare la visione in diretta (guardare una diretta è infatti importantissimo)
  • Feedback immediato
  • Trasformare semplici spettatori in fan sfegatati

E sui social?

Gli hashtag sono importanti per espandere il tuo pubblico sui social e ottenere maggiore copertura per i tuoi post o le tue storie. Sono cliccabili e sono utilizzati per classificare i contenuti e fare in modo che gli stessi vengano trovati più facilmente. Se ad esempio clicchi su un hashtag comparirà una pagina che mostra tutti i post contrassegnati con lo stesso #, tutti riuniti in uno stesso #.

Sono indispensabili anche (e soprattutto) per la creazione della propria community, ma guai a usarli in maniera casuale: esiste infatti un numero e una modalità per utilizzarli in modo efficace e raggiungere risultati. Qual è il numero giusto? 

Se ne potrebbero utilizzare fino a 30, ma attualmente è bene non superare l’utilizzo di 11 # a post. 

L’ideale sarebbe utilizzarne 9 suddivisi in questo modo: 

  • 3 hashtag coda lunga: sono gli hashtag comuni (in trend) con un livello di concorrenza molto elevato (più di 20.000 post)  
  • 3 hashtag coda media: sono gli hashtag di “nicchia”, con un livello di competizione non troppo elevato (tra i 5.000 e i 10.000 post) 
  • 3 hashtag coda corta: sono gli hashtag costituiti da più parole e che quindi hanno meno concorrenza (meno di 5.000 post), questo significa però che sono anche meno ricercati   

In base agli hashtag che utilizziamo, il nostro post verrà visualizzato e si posizionerà in diverse pagine di ricerca. 

Quando si fa la selezione bisognerebbe ricordare SEMPRE di:

  • Verificare se l’# esista e se ha lo stesso significato che vogliamo attribuirgli
  • Verificare che non si tratti di # bannati perché questo abbasserebbe la copertura del post

Instagram suddivide gli hashtag in nove categorie distinte:

Hashtag relativi a prodotti o servizi

parole chiave di base per descrivere il tuo prodotto o servizio, come #borsa o #pizza

Hashtag di nicchia

sono un po’ più specifici e sono legati al contesto del settore, come #travelblogger o #foodblogger

Hashtag delle community di settore di Instagram:

sono hashtag che ti aiutano a trovare le community su Instagram. Seguendoli e utilizzandoli a corredo delle tue foto, a tema, puoi iniziare a farne parte. Di norma sono più diffuse all’estero che in Italia. 

Un esempio? #catloversofinstagram

Hashtag stagionali o legati ad eventi speciali

possono riferirsi a festività o stagioni, come #summerdays, oppure possono essere utilizzati per tutte quelle  giornate nazionali e più spesso internazionali dedicate ad un particolare tema, come #womanday o, in italiano, #festadelladonna

Hashtag di posizione

anche se tagghi geograficamente il tuo post su Instagram, può comunque essere una buona idea includere un hashtag che si riferisca alla posizione, come #vancouver o #london o, ancora, #piazzanavona

Hashtag giornalieri:

ogni giorno ha i suoi hashtag di riferimento, da #MondayBlues fino a #SundayFunday.

Hashtag con acronimo

forse l’hashtag più noto è #TBT per “Throwback Thursday”. Un altro hashtag con acronimo popolare è #OOTD che sta per “outfit of the day”.

Hashtag Emoji:

questi hashtag possono includere emoji da soli, come #????, o parole o frasi con emoji allegati, come #amore❤️

Cosa NON fare: 

  • usare hashtag che invitino spudoratamente al follow
  • usare hashtag troppo generici (es. #cibo)
  • essere ripetitivi
  • essere ambigui (l’# non dovrebbe avere più di una interpretazione)

Il consiglio:

Creare un proprio hashtag da usare sempre. Deve rimandare al proprio brand, pagina.

Una volta creato, l’hashtag “brandizzato” potrebbe essere inserito in bio come segno di riconoscimento.

E voi che utilizzo fate degli hashtag?

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M’ama o non m’ama? Conosciamo cosa pensano di noi i nostri clienti o i pregiudizi di chi ancora non ci segue?

Quante volte abbiamo preso spunto dal numero di stelline presenti in una recensione per capire qualcosa di noi stessi? Quante volte ci siamo sentiti indifesi davanti a una recensione ingiusta e quante volte abbiamo lasciato senza risposta feedback positivi da parte di clienti affezionati?

Quello della gestione della Web reputation è all’apparenza un campo tanto pericoloso – in quanto soggetto a rischi come la diffamazione, le fake news, toni minacciosi – quanto difficile da affrontare, come se non vedendo i volti di chi ci scrive non trovassimo il tono giusto per controbattere nel migliore dei modi.

Invece sono tanti gli strumenti che il web mette a disposizione per capire il punto di vista, i sentimenti e i bisogni degli utenti che parlano della tua attività. Tutti strumenti capaci di farti aprire gli occhi e raccogliere informazioni utili per il tuo business e su quali siano le azioni correttive da applicare, i punti forti percepiti e i punti da migliorare con massima priorità.

Cosa fare dunque per far fronte alle decine di testimonianze che contribuiscono a costruire la tua reputazione?

Ecco tre suggerimenti per monitorare la tua reputazione: 

  • Utilizza strumenti gratuiti sul web come Mention e Google Alerts, due tool che ti mandano un alert quando il termine che vuoi monitorare viene citato sul web.
  • Utilizza Talkwalker per ascoltare ciò che si dice sul tuo conto.
  • Affidati a professionisti, community manager ad esempio, che si occupano di social listening.

Sapevi che all’interno del nostro dipartimento Marketing esiste un asset interamente dedicato alla Web reputation?

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“Molto bello” vs “È una bomba!”: quando e perché scegliere di “dirlo strano” oppure no

“È una bomba!” oppure “molto bello, complimenti”, quando e perché scegliamo di utilizzare l’una o l’altra esclamazione? Il significato è lo stesso ma è chiaro che optiamo per la prima o la seconda a seconda di chi abbiamo di fronte. Così nella vita di tutti i giorni ma così anche nel caso dei social: ecco quindi perché i brand/aziende utilizzano Toni di Voce differenti a seconda del target di riferimento.

Chiariamo innanzitutto cos’è il Tone of Voice: il Tono di Voce è la modalità espressiva che si intende dare alla comunicazione della propria azienda/brand che ne definisce il carattere e la personalità. 

E’ il modo in cui il brand/azienda comunica con il suo pubblico con l’insieme di tutte le caratteristiche linguistiche, semantiche e stilistiche che differenziano la sua comunicazione da quella di tutti gli altri.

Il Tono di Voce è un elemento imprescindibile di una copy strategy perché serve all’azienda/brand per creare un’identità ben riconoscibile.

Ciò che occorre per crearlo è un accurato studio delle buyer personas e quindi del target, dei propri valori e di cosa si vuole veicolare. Bisogna avere ben chiaro chi sono le persone a cui ci si rivolge, cosa desiderano, come si comportano, cosa leggono, l’età e il sesso. Ci si deve chiarire come brand/azienda di cosa ci si occupa, la propria storia, la posizione sul mercato, la mission, i valori da veicolare e i messaggi.

È solo a questo punto che si può studiare il ToV e lo stile delle proprie comunicazioni che può essere di vari tipi (istituzionale, professionale, amichevole, ironico) e deve essere coerente in tutti i testi e canali (sito, social, blog, newsletter, email di customer care, cartellonistica, ecc.) in cui lo si deve veicolare, con le adeguate sfumature.

Queste sono solo alcune delle principali consapevolezze in possesso di un buon imprenditore che lavora nel mondo digitale. Ci sono, infatti, tanti altri argomenti utili al business online che possono essere ancora sviluppati. 

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